GIORNATA DI SPIRITUALITA’ Rotonda – 18 novembre 2018
by domenico
Associazione Laici Bonilliani
GIORNATA DI SPIRITUALITA’ Rotonda – 18 novembre 2018
CHIAMATI AD ESSERE SANTI, PER FARSI DONO, IN FAMIGLIA E NELLA SOCIETA’
(Un caro saluto a tutti ed in particolare alle Suore e agli amici di Rotonda per l’accoglienza) .
“ Rallegratevi ed esultate” (Mt 5,12), dice Gesù a coloro che sono perseguitati o umiliati per causa sua. Il Signore chiede tutto, e quello che offre è la vera vita, la felicità per la quale siamo stati creati. Egli ci vuole santi e non si aspetta che ci accontentiamo di un’esistenza mediocre, annacquata, inconsistente”. La nostra riflessione, in questa giornata di spiritualità, prende l’avvio dal n. 1 dell’Esortazione Apostolica di Papa Francesco “ GAUDETE ET EXSULTATE”, sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo, perché vogliamo sentire, oggi, rivolte a noi quelle parole e vogliamo accogliere l’invito del Papa ad aprirci ad un “vero” e “serio” cammino di santità.
La nostra vita spirituale deve portarci a riscoprire, ogni giorno, l’impegno a vivere nella fedeltà del nostro Battesimo e nella fedeltà al carisma nazzareno-bonilliano che abbiamo scelto come stile di vita. Una giornata di spiritualità è una pausa, una sosta, per avere il tempo necessario per una verifica della nostra vita alla luce della Parola di Dio ed è,anche, un’occasione da non perdere per ripartire con rinnovato slancio nel vivere la nostra vita ogni giorno. Il clima che deve regnare in queste occasioni è un clima di silenzio per favorire l’ascolto e un ascolto autentico porta all’incontro con il Signore nella preghiera. Il tema scelto per questa Giornata è: “Chiamati ad essere santi, per farsi dono, in famiglia e nella società”; un tema che si ispira dunque all’Esortazione Apostolica “ Gaudete et exsultate” con la quale papa Francesco ha ricordato a tutta la Chiesa la necessità della Santità soprattutto nel mondo contemporaneo ed è, come voi ben sapete, anche il testo scelto per il nostro cammino di formazione in questo anno pastorale. La santità deve essere l’anelito di ogni cristiano perché significa desiderare l’unione con Dio e deve essere, nello stesso tempo, un desiderio da rinnovare continuamente. Infatti è stato l’anelito di tutti i santi ed anche l’aspirazione profonda del nostro don Pietro Bonilli che nel suo diario ha scritto: “Eterno mio Dio, non voglio avere più volontà… fate di me quel che volete… non voglio pensar più che a farmi santo” (Diario 6 aprile 1860). La nostra riflessione, seguendo il tema della giornata,sarà divisa in tre momenti:
1 . CHIAMATI AD ESSERE SANTI
“Siate santi perché io, il Signore vostro Dio, sono santo” (Lv 11,44) “Perciò, cingendo i fianchi della vostra mente e restando sobri, ponete tutta la vostra speranza in quella grazia che vi sarà data quando Gesù Cristo si manifesterà. Come figli obbedienti, non conformatevi ai desideri di un tempo, quando eravate nell’ignoranza, ma come il Santo che vi ha chiamati, diventate santi anche voi in tutta la vostra condotta. Poiché sta scritto: sarete santi, perché io sono santo” (1 Pt. 1,13-16).
Parlare oggi di “chiamata alla santità” rappresenta una sfida. Il mondo di oggi preso da un materialismo esasperato si lascia trascinare in una ricerca spasmodica di tutto ciò che può soddisfare immediatamente e superficialmente, mentre un discorso sulla santità esige ascolto, impegno e nuove scelte di vita.
Tuttavia in questi ultimi tempi la Chiesa ha richiamato spesso l’esigenza di impegnarsi tutti, sacerdoti, religiosi e laici, in un cammino di santità.
Già il Concilio Vaticano II aveva rilanciato con forza questo invito:“ Muniti di tanti e così mirabili mezzi di salute, tutti i fedeli di ogni stato e condizione sono chiamati dal Signore, ognuno per la sua via, a quella perfezione di santità di cui è perfetto il Padre celeste”. (L.G.11).
- Giovanni Paolo II nella “Novo Millennio Ineunte” a conclusione del Giubileo del duemila, ha indicato alla Chiesa, la misura alta della vita cristiana, cioè la santità, come impegno del cristiano del terzo millennio. Papa Francesco nell’Amoris Laetitia afferma: “ Una comunione familiare vissuta bene è un vero cammino di santificazione nella vita ordinaria e di crescita mistica, un mezzo per l’unione intima con Dio” (316). Ora con questa Esortazione sulla Santità il Papa ha voluto mostrare l’attualità della santità cristiana per proporla a tutti come meta desiderabile del cammino umano. Infatti mentre il Signore “chiede tutto”, quello che dona è: “la vera vita, la felicità per la quale siamo stati creati”. Il contrario della santità non è soltanto una vita nel peccato, ma è prima di tutto “l’accontentarsi di un’esistenza mediocre, annacquata, inconsistente”.
In questo cammino bisogna evitare alcuni rischi: 1 – considerare la chiamata alla santità un privilegio per pochi “scelti”; 2 – identificare la vita cristiana come la somma delle cose che si fanno in nome della fede;
3 – lasciarsi intorpidire dal modo di pensare comune per cui la nostra vita si mondanizza e perde la sua originalità; 4 – lasciarsi vincere dal torpore dell’abitudine. Mentre la santità è: 1 – consapevolezza di una chiamata alla comunione con Dio; 2 – certezza che Dio entra nelle inquietudini del cuore umano e risponde ai bisogni del cuore umano; 3 – vivere con gratitudine ogni momento della vita, facile o difficile; 4 – permettere che Dio ci rigeneri continuamente guarendo le nostre ferite. L’importante è sentire forte la chiamata alla santità nella semplicità della vita come descritto nei nn. 14 e 15 della Gaudete et Exsultate. Oggi, per noi, diventa importante chiederci: come viviamo la nostra chiamata ad essere santi?
2 – PER FARSI DONO NELLA FAMIGLIA In questo secondo punto di riflessione vorrei partire prima di tutto dalla riscoperta della Famiglia come dono di Dio all’umanità. Nella famiglia Dio, al principio della creazione, ha impresso tutto se stesso, il suo amore, ed ha posto la famiglia al vertice della creazione: “Questa volta è osso delle mie ossa, carne della mia carne. La si chiamerà donna perché dall’uomo è stata tratta” (Gn. 2,23). Accogliere la famiglia come dono, chiede di impegnarsi a diventare un dono l’uno per l’altro: ”Non c’è amore più grande di chi dà la vita per i propri amici” (Gv 15,13). La santità non è qualcosa di diverso rispetto alla vita che facciamo tutti i giorni, ma è esattamente questa stessa nostra esistenza ordinaria vissuta in maniera straordinaria perché resa bella dalla grazia di Dio e dall’azione dello Spirito santo. Per questo, per noi, la santità si vive e si prova nella vita familiare. Infatti la famiglia è il luogo della verifica, della concretezza, degli impegni la cui solidità è provata dal quotidiano. Quanto più si vive a gomito a gomito, quanto più concreto è il ritmo della vita, tanto più grandi sono le esigenze e le difficoltà di vivere in famiglia. Oggi molti scappano da queste responsabilità e ci ritroviamo famiglie in grosse difficoltà, divise e con tanta solitudine. La stessa educazione dei figli pone tanti problemi e tante difficoltà e diventa, possiamo dire, una vera palestra di santità. Nella vita familiare diventa importante imparare ad accogliere ogni persona, ascoltarla, incoraggiarla, perdonarla e non solo rimproverarla o mettere in evidenza sempre e solo gli errori. L’amore in famiglia è un’arte che s’impara alla scuola gli uni degli altri, alla scuola della “Sacra Famiglia”, come ci ha insegnato il Beato Pietro Bonilli, alla scuola di Gesù e della sua Parola. Nell’Amoris Laetitia leggiamo: “La presenza del Signore abita nella famiglia reale e concreta, con tutte le sue sofferenze, lotte, gioie, e i suoi propositi quotidiani. Quando si vive in famiglia, lì è difficile fingere e mentire, non possiamo mostrare una maschera. Se l’amore anima questa autenticità, il Signore vi regna con la sua gioia e la sua pace. La spiritualità dell’amore familiare è fatta di migliaia di gesti reali e concreti. In questa varietà di doni e di incontri che fanno maturare la comunione, Dio ha la propria dimora. Questa dedizione unisce valori umani e divini, perché è piena dell’amore di Dio. In definitiva, la spiritualità matrimoniale è una spiritualità del vincolo abitato dall’amore divino” (315). Diventa importante ora chiederci: Come vivo la chiamata alla santità nella mia famiglia?
3 – FARSI DONO NELLA SOCIETA’ In questo terzo punto di riflessione vorrei riflettere sull’impegno ad essere testimoni della gioia di “essere famiglia”. “Il bene della famiglia è decisivo per il futuro del mondo e della Chiesa”, con questa affermazione si apre il capitolo secondo dell’Amoris Laetitia n. 31, ed è conferma chiara del pensiero della Chiesa che la Famiglia è fondamentale nel futuro di questa nostra società. L’impegno, dunque, che ne scaturisce è quello di annunciare, celebrare e servire il bene della famiglia. E’ questo il compito e direi la sfida,che ci ha affidato il beato Pietro Bonilli quando, pensando al vero bene della società ,ha pensato alla famiglia. Poiché la sorgente da cui scaturisce la santità è il Signore Gesù, la meta a cui tende la storia umana è la trasformazione della storia nel Regno di Dio. Questo è un punto centrale nel nostro cammino e diventa la nostra missione. Scrive il Papa, nell’Esortazione Apostolica, che ogni uomo che viene in questo mondo ha “bisogno di concepire la totalità della sua vita come una missione (GE 23). Quando mi chiedo “perché sono nato? Perché vivo e a che serve la mia vita? Qual è il mio contributo alla crescita di questo mondo” mi sto interrogando su quale sia la mia missione. Ebbene “ogni santo è una missione”(19), cioè è un inviato del Padre per incarnare e rendere presente Cristo, l’uomo nuovo nel mondo. D’altra parte Cristo è stato inviato per il Regno e anche tu “ non ti santificherai senza consegnarti anima e corpo per dare il meglio di te in questo impegno della costruzione del Regno”(25).
Parlando alle diocesi di Cesena e Bologna il 21 aprile scorso il Papa ha detto: “ Cari fratelli e sorelle, gli uomini e le donne del nostro tempo hanno bisogno di incontrare Gesù Cristo: è Lui la strada che conduce al Padre, è Lui il Vangelo della speranza e dell’amore che rende capaci di spingere fino al dono di sé. Ecco la nostra missione, che ad un tempo responsabilità e gioia, eredità di salvezza e dono da condividere. Essa richiede generosa disponibilità, rinuncia di sé e abbandono fiducioso alla volontà divina. Si tratta di compiere un itinerario di santità per rispondere con coraggio all’appello di Gesù, ciascuno secondo il proprio carisma. “Per un cristiano non è possibile pensare alla propria missione sulla terra senza concepirla come un cammino di santità, perché questa infatti è volontà di Dio la vostra santificazione (1Ts 4,3). “Voglia il cielo che tu possa conoscere qual è quella parola, quel messaggio di Gesù che Dio desidera dire al mondo con la tua vita”.(24) Diventa importante infine chiederci: Rendo testimonianza della gioia di “essere famiglia” e cerco di affrontare e di superare le difficoltà che incontro?
CONCLUSIONE Vorrei concludere questo mio intervento con le parole di Papa Francesco alle diocesi di Cesena e Bologna: “Vi incoraggio a far risuonare nelle vostre Comunità la chiamata alla santità che riguarda ogni battezzato e ogni condizione di vita. Nella santità consiste la piena realizzazione del cuore umano. E’ un cammino che parte dal fonte battesimale e porta fino al cielo e si attua giorno per giorno accogliendo il vangelo nella vita concreta. Con questo impegno e con questo slancio missionario darete nuovo impulso alle vostre diocesi”. Con questo impegno e con questo slancio daremo nuovo impulso ai nostri gruppi e a tutta la nostra Associazione. Ci aiuti e ci accompagni il nostro padre, il Beato Pietro Bonilli.
Una giornata ricca di spiritualitá
Da riflettere